Il labirinto celtico

La creazione, la custodia, la realizzazione di un contatto costante, di una fertile comunicazione tra la nostra interiorità e l’universo che ci circonda è il passaggio necessario (nel senso che non può essere altrimenti) del tentativo dell’uomo che desidera riscoprirsi ed armonizzare sé stesso con il creato.
Come parte del tutto l’uomo possiede al suo interno tutti gli elementi che compongono l’universo, come una fetta di torta, se fatta bene ed equilibrata, possiede in sé la medesima percentuale di elementi della torta intera.

L’uomo quindi è l’universo, partecipa alla realizzazione del divino che si trova in lui come fuori da lui; l’armonia e la comunione con il creato si realizzano con il sentirsi Uno con esso e con ciò che ci circonda.
A questo punto è chiaro come il lavoro introspettivo si sia trasformato per la prosecuzione del viaggio. Cosa fare dunque del miglioramento e della consapevolezza del sé, risultati del lavoro nella profondità? Il compito è quello di portare fuori ciò che abbiamo dentro, uscire dopo aver raggiunto il centro di noi stessi, è il passo successivo al V.I.T.R.I.O.L.
Questo è esattamente ciò che accade in un tipo particolare di labirinto celtico conosciuto come Labyrinth: si tratta di un percorso in un unico verso, composto pietre o lanterne appoggiate per terra, un insieme di spirali e cerchi che visto dall’alto potrebbe ricordare in qualche mondo un disegno stilizzato del cervello umano.
Nella tradizione i percorsi di questo tipo hanno il compito di integrare il corpo con la mente e la mente con lo spirito.
Il labirinto viene percorso preferibilmente a piedi nudi e prima di varcarne la soglia si pone l’attenzione su un obiettivo, una meta ed uno scopo per poi percorrere il tracciato fino ad arrivare al centro di esso. Raggiunto il centro è possibile mettersi in contatto con la grande dea, con la propria intimità, con il potere fecondo della natura perché il centro è il luogo della rinascita e del rinnovamento. Dal labirinto ne uscirà un uomo nuovo in contatto con sé stesso e capace di interagire con l’esterno arricchito di ciò di cui ha preso coscienza al suo interno. È allora possibile immaginarsi questo percorso non solo dall’interno all’esterno ma come un continuo interscambio capace di arricchire la dimensione interna come quella al di fuori.
Il fluire armonico prolungato all’infinito fra interiorità ed esteriorità, si sposa perfettamente con la volontà ferrea di auto-realizzazione, di illuminazione, di desiderio di riscoprirsi ed armonizzare il sé con il creato.
0 commenti