Lo Spazio Sacro al centro dell’universo

La dimensione sacra nell’universo: la sua collocazione nello spazio e nel tempo
La strofa di un inno medievale cabalistico descrive così l’infinità di Dio: “Egli è il Luogo di ogni luogo e questo Luogo non ha luogo”; ciò presuppone l’esistenza di un “non spazio” che riassume in sé ogni luogo: lo spazio sacro.
Lo spazio sacro e la ritualità:
Che si tratti di una chiesa, un tempio o un luogo di meditazione, lo spazio sacro esiste in quanto distinto dallo spazio profano. L’etimologia del termine tempio, ad esempio, deriva dal latino templum e contiene la radice tem (cioè “circoscrivere”) e reca in sé il significato di “spazio sacro delimitato”. Lo spazio sacro per essere tale necessita di una luogo a sé stante, delimitato appunto; la separazione tra queste la dimensione sacra e quella profana, che non possono esistere contemporaneamente nello stesso luogo, non è una delimitazione fisica, bensì rituale. Che si tratti di un luogo di preghiera, di una stanza di casa, di uno spazio qualunque dedicato alla meditazione, culto o comunione, è la ritualità che crea il luogo sacro, è la trasformazione magica dello spazio che dal rito scaturisce.
Simboli materiali e prescrizioni rituali rimarcano la separatezza tra spazio sacro e profano
Eliade
Lo spazio sacro al centro della dimensione fisica e temporale:
Nella sua dimensione fisica, possiamo dunque considerare un luogo sacro, come lo spazio “altro” al di fuori dell’universo, ma allo stesso tempo che possa contenere l’universo stesso, perché ne rappresenta simbolicamente ogni aspetto: dall’unico ingresso ad un tempio si entra infatti in contatto con il tutto; si tratta dello spazio che si estende da ovest ad est in un percorso che si sviluppa dall’oscurità alla luce d’oriente (verso cui templi e chiese sono spesso rivolti), contenuto tra la dimensione terrestre e quella celeste.
A livello temporale invece, come già accennato, lo spazio sacro è sempre uno spazio rituale, quindi questi luoghi si caricheranno di energia sacra nel momento preciso in cui la ritualità darà loro vita. Nei templi massonici, ad esempio, grazie alla ritualità, a qualsiasi ora profana si entri nel tempio, sarà sempre mezzogiorno e se ne uscirà a mezzanotte.
Ci siamo interrogati su come considerare l’uomo che si muove e che lavora spiritualmente all’interno di questo lasso di tempo, in cui lo spazio diventa spazio sacro; prendendo spunto dalle riflessioni di René Guénon sulla concezione triplice del tempo, si può ipotizzare che questi luoghi diventino spazi sacri in un momento preciso, definito “presente”. Che la concezione del tempo sia lineare o circolare, il presente può essere rappresentato come un punto che divide in due parti la linea del tempo in passato e futuro, dunque l’esistenza del tempio come luogo sacro si realizza in un momento preciso del flusso temporale, determinandone così la separazione ma anche la congiunzione: il centro dunque, il punto di mezzo del tempo, è il luogo temporale dell’uomo che vive lo spazio sacro.Seguendo lo stesso ragionamento a triplice dimensione, anche nello spazio il luogo sacro è al centro tra alto e basso, tra celeste e terreno, e tra est ed ovest l’oscurità e la luce.

Lo spazio sacro al centro di noi stessi:
Da qualunque punto lo si guardi, il luogo sacro si realizza sempre più come la sintesi perfetta del dualismo universale: due energie e dimensioni opposte ma complementari, che l’uomo alla ricerca della conoscenza cerca di mettere in equilibrio ed armonizzare per raggiungere l’illuminazione e la saggezza.
Senza dimenticarsi che la vera grande opera è l’indagine dell’universo tramite il viaggio all’interno di noi stessi, va da sé che il tempio fisico, che si trova al centro del tutto, esiste in rapporto al nostro tempio interiore (il luogo dove avviene il lavoro più profondo e sacro di indagine e “levigatura”): il centro diventiamo dunque noi.Una massima dice: “vinci quando capisci che il centro sei tu”, alla luce di quanto detto, questo ci ricorda la nostra posizione di centralità nell’universo, il nostro margine di azione, la nostra potenzialità e l’importanza del lavoro su noi stessi per realizzare il nostro potere salvifico, l’apporto per la realizzazione del nostro futuro e per quello degli altri, per dare al destino dell’umanità il nostro piccolo ma fondamentale contributo per il suo miglioramento, che parte dal miglioramento interiore.
Richiamando costantemente l’universo, lo spazio sacro ci ricorda di portare fuori la nostra opera, le nostre virtù, gli insegnamenti e la Luce.
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