Libertà e coscienza

Pubblicato da EC il

Quale relazione che esiste tra libertà e coscienza nella dimensione umana?

Nell’etimologia, la parola coscienza deriva dalla particella latina Cum e dal verbo Scire (= Sapere); il significato ad essa attribuito è la consapevolezza di ciò che avviene in noi e, nel senso comune, quell’interiore conoscimento che ciascuno ha del bene e del male liberamente operato, il giudizio che ha dei suoi sentimenti ed azioni secondo, la relazione che hanno con i principi della morale.

L’uomo nasce libero? A quale libertà aspira ? In quale relazione si pongono libertà e coscienza? La coscienza preesiste all’uomo oppure è frutto di un processo evolutivo?
Queste sono solo alcune delle numerose domande che ci siamo posti nel momento in cui ho affrontato l’argomento e, mentre tentavamo di darci qualche confusa risposta, abbiamo provato ad immaginare l’uomo dal momento in cui viene alla luce.
Recuperando i concetti della analisi transazionale della Scuola di Palo Alto, ricordiamo che veniva affermato che nel momento della nascita l’uomo era considerato nella condizione “naturale”; egli viene alla luce a pieno contatto con gli istinti naturali, non conosce il valore delle norme sociali e risponde agli stimoli interni ed esterni in maniera naturale, non mediata da alcuna norma o imposizione, guidato, nell’espressione dei sentimenti e dei bisogni primari, dal senso di sopravvivenza.

Dopo questo primo periodo intervengono i fattori esterni che portano il piccolo uomo a conoscere le norme che regolano la società ed il rapporto con gli altri, e già da ora la domanda si pone: in questa fase l’uomo ha perso libertà o ha l’opportunità di tendere ad una libertà più grande, oppure, se non più grande, una libertà diversa? Ci colpisce il fatto che la suddetta Scuola di Palo Alto definisce il bambino che introietta le norme sociali “Bambino adattato”, che sembra già far capire che qualcosa si è perso, sporcato, che la purezza primigenia è venuta meno.
Di certo in questa prima fase la coscienza, cosi come descritta poco fa, è in uno stato embrionale, all’inizio della sua formazione.
Man mano che l’uomo progredisce nella vita ed affronta studi, esperienze, incomincia a porsi davanti a se stesso con animo critico, le proprie azioni vengono vegliate dal filtro della morale e dall’agire etico, spesso con conflitti talvolta drammatici che però riportano sempre a far risuonare nel profondo dell’animo, in maniera occulta, l’esortazione presente nel tempio di Apollo “Gnothi Sauton” (Conosci te stesso).
In questo percorso evolutivo le forze in campo sembrano essere in stretta connessione: la libertà e la coscienza possono ampliare la propria interconnessa “apertura”, ma sotto il rigido dettame della norma che li regola concedendo spazi ben delimitati.
Allo stesso modo possono esistere momenti di espansione e contrazione della libertà e della coscienza, passando della inconsapevolezza e dello spaesamento alla presenza e comprensione verso se stessi, potendo così esercitare la propria libertà in modo consapevole.
I concetti di libertà e coscienza sono quindi dinamici ed in un rapporto di espansione e contrazione; il loro costante sviluppo sembra richiamare quel viaggio, quella ricerca che può essere ricondotta al V.I.T.R.I.O.L., alla visita dell’interno della terra finalizzata a scoprire la nostra “lapide oscura”.
I concetti di libertà e coscienza devono essere necessariamente legati l’una all’altra, infatti laddove si può godere di molta libertà, si trova anche l’opportunità di sperimentare molteplici e diversi aspetti della vita e, conseguentemente, nella sperimentazione vi è la presa di coscienza dell’uomo, la sua opportunità di conoscersi in relazione alle proprie virtù ed ai propri vizi, al proprio coraggio ed alle proprie paure.
Mi sia concessa una considerazione finale: In un momento di fantasie e pensieri ci è capitato di considerare come libertà e coscienza possano accostarsi anche ad oggetti non propriamente considerati “simbolici”. Sulla base di questo pensiero ci è capitato di osservare e considerare l’utilità e la funzione del cavatappi il quale, in corrispondenza della apertura dei propri bracci, vede uscire in profondità il proprio punteruolo.


Sembra una simbologia quasi perfetta per descrivere come, nell’espansione della libertà, l’uomo possa approfondire il percorso della propria coscienza in modo che, nel momento inevitabile di contrazione della prima, egli abbia acquisito consapevolezza e saggezza in modo da poter liberare, se non elevare, lo spirito.


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